Alla confluenza di tre grandi direttrici, piazza Cavour è situata in posizione strategica: verso est la Val Cavallina e il nord Europa, verso sud la pianura Padana, con l’imbocco da via Locatelli, e verso ovest per Bergamo, con imbocco da via Tiraboschi, allora via Bergamo.
Ricordata negli antichi documenti fin dal XII secolo come platea mercati, per tutto il medioevo mantenne il nome di Mercato. In quel periodo qui si tenevano le assemblee pubbliche, e nel Trecento uno dei suoi palazzi divenne sede del Comune. Attorno alla piazza si affacciavano le residenze signorili delle famiglie più prestigiose di Trescore. Diverse di queste esibivano torri, otto di queste documentate, le quali non avevano funzioni militari, ma erano unicamente conservate quale simbolo di potenza del Signore.
Oggi di queste ne restano visibili solo alcune: quella maestosa dei Suardi, quella di vicolo Zenoni e tracce di due torri ai lati dell’ingresso seicentesco di palazzo Della Torre Piccinelli. La torre Suardi, ancora ben conservata, è del XIII secolo e fu abbassata nel XV secolo quando Venezia, per arginare le cruente lotte tra Guelfi e Ghibellini, ne decretò il ridimensionamento. Solo nel Settecento fu riportata alle dimensioni originarie. La torre di vicolo Zenoni – XI-XIII secolo – costruita con pietre squadrate che formano muri dal forte spessore, nel 1367 era di proprietà della potente famiglia Lanzi.
Sul lato orientale della piazza, all’imbocco di via Locatelli, si vedono i resti di antiche botteghe, che conservano tracce di affreschi rinascimentali. Di fronte a queste si trova una casa borghese del XIII secolo che porta i segni del restauro degli anni Cinquanta del secolo scorso. Sempre sul lato orientale si trova l’elegante facciata quattrocentesca dell’antica farmacia del palazzo Della Torre Piccinelli, con a fianco quello dei conti Albani, poi acquisito per via ereditaria dai Suardi, e la chiesa dedicata a San Pio V.
Il lato settentrionale della piazza, e parte di quello occidentale, erano residenza dei marchesi Terzi: del loro palazzo rimangono le muraglie medievali, e sul portone, il loro monogramma con data. All’imbocco di via Tiraboschi l’omonima villa: una bella architettura di impianto neoclassico che si appoggia a strutture di origine medievale. Alta tre piani, più il sottotetto. Presenta un largo fronte, ben ritmato da lesene e cornici, con due ali laterali di altezza diseguale, e un portico trabeato che si apre al pianterreno su colonne e pilastri; al primo piano le finestre hanno balaustre a filo di parete, e quelle centrali hanno timpani triangolari. Una cancellata separa il cortile interno del brolo che, prima della costruzione dei nuovi edifici di abitazione, arrivava fino al torrente Tadone.
Al centro della piazza, in occasione della realizzazione del primo acquedotto nel 1843, si pose una grande fontana con il gruppo in marmo di Carrara rappresentante Igea, dea della salute, in atto di risanare un infermo (evidente riferimento alle acque termali). La scultura fu creata da Francesco Somaini (1795 – 1855), già professore dell’Accademia di Brera.
Testo di Luisa Gaiardelli e Carlo Pinessi