Ricostruita nell’XI secolo con maggiori dimensioni sulla preesistente chiesetta di San Carpoforo, la chiesa di San Vincenzo è orientata a levante con porta d’ingresso sormontata da architrave con lunetta dalle caratteristiche uniche nell’arte romanica. La porta è posta al centro del lato settentrionale e nella sua spalla destra è inglobata una parte di lapide dedicatoria dell’alto medioevo sulla quale, con caratteri corrosi ma fortemente incisi, si legge il nome germanico Robertus e l’invocazione finale Venturus es Futurs es., mentre il resto dell’incisione è indecifrabile.
Alla chiesetta preesistente può essere attribuita la struttura in pietra, finemente squadrata, della parete meridionale, ove sono stati impiegati vari materiali di recupero. All’esterno della porta laterale, in quello che era un piccolo cimitero si trova un’arca tombale in pietra spiovente alla cappuccina di carattere romano, per antica tradizione si collega alla chiesetta di San Carpoforo. Durante i lavori di restauro del Novecento è venuta alla luce un’ulteriore lastra incisa datata 1489. Al centro dell’abside si rileva una finestra arcuata inusuale nelle architetture romaniche. Il complesso della Torre, con bolla papale, nel 1121 entrò nei consistenti possedimenti del monastero benedettino di San Paolo d’Argon, sotto la giurisdizione del Priore cluniacense prima e dell’Abate cassinese poi.
Per questo motivo la chiesa di San Vincenzo, quale chiesa della comunità della Torre, fu sostituita da quella di San Cassiano, che pure si trova poco lontano, isolata in mezzo ai campi. San Cassiano, ridotta a rudere già nel Cinquecento, fu adattata a Santella nel secolo successivo. La parete di fondo sul lato ovest della chiesa di San Vincenzo, completamente rifatta alla metà del Trecento, presenta un’apertura circolare con contorno in laterizi sagomati e ciottoli di fiume disposti a lisca di pesce. Pare che a questa parete fosse legato, a sud, un arco, forse ingresso di un recinto in muratura. Alcuni lavori di restauro furono eseguiti attorno al 1550, mentre nel 1575, prima venne affrescato il presbiterio, poi si mise una campana ed infine si rese sicuro con una recinzione il cimitero delle bestie.
L’interno, a unica navata, è diviso da arconi in tre campate con copertura in travi di legno a vista, e termina con il presbiterio. Sotto il rosone la pala donata dal monastero di San Paolo nel 1780 raffigurante l’Incoronazione di Maria. Nel 1797, dopo la soppressione dei monasteri per ordine di Napoleone, l’oratorio divenne prima di proprietà dell’ospedale di Bergamo che ereditò le sostanze dai cassinesi di San Paolo d’Argon e successivamente di proprietà privata.
Testo di Luisa Gaiardelli e Carlo Pinessi